Le Tavolate di San Giuseppe: un’antica tradizione salentina
Cosa tratteremo
La Puglia è conosciuta come una delle regioni più belle dell´Italia, dove lo splendore della natura si unisce allo stile di vita vivace. Tanti ne sono testimoni e molti altri hanno la possibilità, ogni anno, di godersi della sua bellezza, e una delle sue mete più affascinanti è proprio il Salento!
Le passeggiate tranquille mentre ci si gode il paesaggio strabiliante locale, le prelibatezze salentine che, attraverso la loro bontà, risvegliano in molti turisti e viaggiatori di passaggio la voglia di fare nuove esperienze e infine la musica.
Una musica che fa ballare e sognare. Menzionando tutte queste tradizioni salentine non ci si può non fermare all’idea di unione che questi festeggiamenti comportano. Nessuno immagina una persona che mangia da sola o balla in solitudine quando si pensa alla Puglia, tanto meno al Salento. Quindi, la collettività è un elemento fondamentale di questa cultura.
Ed è proprio per questo che in tanti la visitano: in un mondo dove l’individualismo ha preso il sopravvento, il collettivismo chiama tutti a festeggiare insieme.
Parte di questa tradizione sono le tavolate di San Giuseppe.
Le Origini
Le tavole di San Giuseppe che si tengono il 18 e 19 Marzo, in occasione della festa di San Giuseppe, occupano un posto significativo tra gli eventi della tradizione salentina. Prima di spiegare la tradizione nel dettaglio, con tutte le regole organizzative, è importante capire l’origine di questa tradizione e il motivo, alquanto nobile, per cui è nata e perché si è andato avanti a ripeterla nel tempo.
L’origine di questa tradizione è abbastanza ambigua. Non si sa con esattezza quando e come si è deciso di ripete questo rito nel tempo, però si può identificare il periodo quando ha avuto luogo il primo festeggiamento. Si sa fino ad ora che non è una tradizione nata di recente, infatti, pare che questo festeggiamento abbia avuto luogo per la prima volta durante il Medioevo.
Secondo la tradizione medievale, ogni anno durante il mese di Marzo, più precisamente i giorni 18 e 19, in occasione della festa di San Giuseppe, le famiglie più abbienti in alcuni comuni della Puglia aprivano le porte delle proprie case per ospitare chi ne aveva più bisogno. Un gesto alquanto nobile e altruista considerando la stratificazione sociale nell’età del medioevo.
Oggi le cose sono cambiate, ma solo in parte. Non esiste più la disparità sociale estrema di una volta ma ciò non ha fermato i salentini a mantenere questa tradizione. Si organizza diversamente, tra parenti e amici: c’è chi apre le porte della propria dimora per far assaggiare i piatti preparati a chi è di passaggio, e c’è chi lo festeggia in intimità tra parenti.
Regole e Organizzazione dell’evento
Nonostante la popolarità dell’evento e il messaggio nobile dietro questa tradizione siano tra le prime cose che ci passino per la mente, se lo si studia o almeno se si decide di informarsi sull’organizzazione, qualcuno potrebbe perfino sorprendersi dalle tante regole organizzative.
Una piccola curiosità al riguardo è quella delle pietanze: ogni pietanza ha un significato simbolico che ovviamente non è casuale, oltre a rappresentare con orgoglio la gastronomia salentina. Tutto è curato nei minimi dettagli.
Si parte con la tovaglia bianca ricamata, per proseguire poi con l’immagine del santo che spicca dal centro della tavola. Ritornando sulle pietanze si puo dire che questa tradizione culinaria non solo ha conservato tantissimi piatti salentini, ma ha dato spunto anche a delle presentazioni esteticamente piacevoli.
Nonostante tutto la cosa più interessante è il fatto che queste pietanze abbiano un significato oltre al mondo della gastronomia: la pasta e ceci rappresenta i colori del narciso, il pesce fritto ricorda Gesù.
Non resta altro che visitare Salento per vedere dal vivo le preparazioni e immegersi in questa esperienza unica.